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Qual è la situazione della poesia nel suo Paese?

Ho l’impressione che in Italia la poesia sia appannaggio di una selezionata minoranza, sia di scrittori che di lettori. Vi sono poeti degni di rilievo, ma spesso la loro fama è circoscritta all’interno degli angusti ambiti nazionali. La poesia non riesce ad essere fenomeno “di massa” in grado di coinvolgere un vasto pubblico. Qualcuno potrà dire che è la normalità, e che la situazione italiana non differisce da quella di altri paesi europei. Ma è anche vero che esistono realtà lontane da quella europea dove la parola poetica conserva ancora un fascino e una magia capaci di coinvolgere numerosi appassionati. Mi riferisco al caso dell’America Latina, che per ragioni di lavoro (sono anche traduttore all’italiano di poeti latinoamericani del Novecento) è la realtà che meglio conosco. Ho assistito a letture in presenza di centinaia di ascoltatori, di tutte le età ed estrazione sociale. Ho appreso che nelle periferie più disagiate di alcune grandi metropoli si tengono laboratori di poesia e di scrittura creativa per aiutare i ragazzi ad uscire da realtà squallide caratterizzate da miseria, violenza e narcotraffico. Per queste popolazioni la figura del poeta non è marginale, bensì viva e determinante, dal momento che la poesia conserva ancora un’importante funzione sociale. Vi è ancora la convinzione che si possa cambiare attivamente la realtà attraverso la parola. Da noi invece vige il pregiudizio che la poesia sia qualcosa di accessorio, inutile e improduttivo. E in una società improntata sul materialismo e il consumismo, se non si vede l’utilità di qualcosa, essa viene abbandonata per altre attività più pratiche. Il mio discorso naturalmente non vale solo per la poesia, ma si estende a tutte le attività umanistiche. Ed è un concetto pericoloso, ancor più se pensiamo che l’Italia è il paese di Dante, Petrarca e Leopardi. Credo che invece di rinchiudersi in se stessa, la poesia italiana dovrebbe aprirsi maggiormente ad altre culture e lingue. La soluzione a questo problema esiste: favorire la creazione e la diffusione di riviste poetiche (anche digitali) e ampliare il numero di eventi e manifestazioni internazionali, attraverso i Festival di poesia. Ma per fare questo c’è bisogno di finanziamenti privati o statali, e purtroppo la società italiana, al di fuori di due o tre autori di best seller (e tra essi non credo che figurino dei poeti) non sembra interessata a favorire la diffusione della propria cultura.

Pensa che la poesia sia uno strumento per avvicinare culture e religioni diverse?

Sono dell’avviso che la poesia, qualunque sia il suo messaggio o la lingua in cui è scritta, sia sempre un atto di pace e tolleranza. La poesia, diceva Neruda, nasce dalla pace come il pane nasce dalla farina. C’è un bel aneddoto messicano che esemplifica molto bene lo stretto rapporto che esiste tra pace e poesia. Nel 1490 Tecayehuatzin, Signore di Huejotzinco, convocò una riunione di tutti i saggi del mondo nahuatl, a seguito di un massacro di 80’000 (non è un errore, proprio ottantamila!) persone sacrificate anni prima per celebrare l’inaugurazione del Tempio Maggiore del complesso di Tenochtitlan (su cui sarebbe poi sorta l’odierna Città del Messico). La ragione dell’incontro era rispondere a un quesito fondamentale: che cosa c’è di veramente importante sulla terra? I saggi riuniti in quell’occasione giunsero alla conclusione che, al di sopra di ogni piacere, ricchezza o potere, la poesia era l’unica cosa che valesse la pena coltivare, perché costituiva il tesoro più prezioso delle civiltà preispaniche. La poesia era l’unico scudo per resistere alla violenza e alla morte. Oggi più che mai dovremmo recuperare questo messaggio, perché la poesia, come la musica, è un fenomeno universale, ben al di sopra delle differenze di razza, religione e cultura.

Il linguaggio oggi si è impoverito: la poesia può ridare valore alla parola?

Qualcuno ha detto che nel mondo moderno si è rotto il patto tra mondo e parola, per cui spesso le parole più che a illuminare servono a ingannare e a confondere. Ma è probabile che la parola pura, se mai c’è stata, sia stata quella di Adamo nel Paradiso Terrestre, quando decise di nominare tutte le cose del creato. Tuttavia Adamo è morto e morto è il suo giardino. La storia della Genesi non è solo la parabola della caduta dell’uomo dal suo stato di innocenza, ma è anche la parabola della caduta della parola dal suo stato di purezza originaria. Credo che il compito del poeta sia quello di ricercare quell’antica, mitica purezza. Il poeta deve essere un nuovo Adamo che torna a nominare le cose del creato come fosse la prima volta, ben sapendo di vivere in un mondo che non è più quello dell’Eden. La Poesia aiuta a ricercare dietro le parole il perché delle cose. La poesia non solo arricchisce interiormente, ma anche esteriormente. Per ogni parola che viene dimenticata o non viene più usata noi perdiamo un frammento di universo. Perché il linguaggio è il contatto più stretto tra il nostro io interiore e l’universo che c’è fuori. La poesia è determinante nel favorire un contatto privilegiato tra queste due realtà.

Per questo motivo amo particolarmente le metafore che si rifanno al mondo della matematica e della fisica moderna. Perché anch’esse, come la poesia, indagano sulla realtà. Queste due culture, apparentemente lontane, se si analizza bene la questione, non lo sono poi così tanto. Penso a un poeta come Sinisgalli quando paragonava la scoperta dei numeri immaginari nella matematica con la poesia. Così come l’operatore immaginario “i” (puro ente di “finzione” della matematica, ma con conseguenze reali notevoli anche nel campo della fisica) dava un senso, un’inclinazione al numero che di per sé è inerte e orizzontale, traducendolo in una forza, allo stesso modo le parole per formare un verso devono avere una particolare “inclinazione”. In altre parole l’operatore immaginario diventa una metafora perfetta per indicare l’alterazione provocata dal linguaggio sulla realtà, il rapporto tra “cosa” e “immagine”. Anche Calvino sosteneva che la letteratura che si nutre delle scoperte della scienza, si arricchisce di un patrimonio di metafore che permettono di accostarci al reale.

La poesia nel mondo dei giovani: quale futuro?

Il linguaggio trova oggi nei social media e nei mezzi di comunicazione di massa tanto amati dai giovani un grande rischio e pericolo: quello di impoverirsi e di farsi stereotipato e ripetitivo. Non sono contro le nuove tecnologie, ben inteso (non so se riuscirei a fare a meno del computer). Ho solo parlato di rischio. Il fatto è che le nuove generazioni sembrano fare uso sempre più della valuta corrente, la moneta dell’effimero. La poesia si muove su un terreno opposto. Cerca, in mezzo all’effimero, ciò che non è effimero per dargli spazio e farlo durare. Per questo credo che le nuove generazioni debbano accostarsi alla poesia senza timori reverenziali e senza pregiudizi. Ho assistito a Festival di poesia in America Latina e mi sono reso conto del grande valore della Poesia presso i giovani in quelle terre. In Italia, l’impressione è che in generale la poesia non venga letta dai giovani, perché considerata difficile o inutile. Questo dipende, secondo me, dall’educazione ricevuta a scuola. Sono dell’avviso che si debba insegnare a leggere la poesia fin dalle elementari, plasmare le menti giovani a cogliere la bellezza di un verso, la sonorità di una parola, l’eleganza di una metafora. Leggere una poesia non è farne una parafrasi per capire il significato. Talvolta è preferibile non spiegare il significato (se mai ne esiste uno univoco: le poesie migliori sono ambigue e polisemiche) e lasciarsi trasportare dai suoni e dalle immagini che una poesia evoca. Per questo motivo non considero eccessivo far leggere poesie di Montale, Neruda, Ungaretti, Dickinson già nella scuola primaria. Per cui sono convinto che il risveglio dell’interesse della poesia nei giovani sia in gran parte nelle mani di insegnanti e docenti.

Per quanto riguarda il dilemma sulla presunta “utilità” della poesia, credo che sovente il vivere quotidiano arrivi a occupare inesorabilmente i nostri pensieri, al punto che molte cose importanti del vissuto si eclissano dalla nostra coscienza. Tuttavia vi sono esperienze che, per quanto tempo possa passare e per quante cose possano accadere, non riusciamo mai a dimenticare del tutto. Questi eventi rimangono impressi dentro di noi come “pietre miliari” della nostra traiettoria vitale. La poesia implica il recupero di questi momenti fondamentali dell’esistenza nella costruzione e nella crescita dell’io. Sono dell’avviso che una delle ragioni principali della poesia sia quella di conferire a certi ricordi un significato speciale, che magari era assente nel momento in cui gli eventi si sono verificati. Il significato di tali momenti non avviene immediatamente, ma in un secondo tempo, quando grazie alla memoria si imprime sulla pagina attraverso la scrittura. Inoltre concordo con Seamus Heaney quando dice che scopo della poesia è anche di convogliare (nel poeta e nel lettore) una sensazione di ordine, di darci l’impressione che per la durata della poesia, la nostra percezione del mondo sia nell’ordine “giusto”, anche se poi il mondo dovesse seguire un corso caotico e disastroso.

La poesia sui social network: qualità o spazzatura?

Internet e i social network sono solo dei mezzi, e come tali possono rivelarsi utili o dannosi a seconda dell’uso che se ne fa. Sono dell’idea che i social media siano una risorsa da sfruttare, poiché, in una situazione editoriale moto complicata come quella attuale, possono estendere notevolmente la diffusione della poesia. Vi sono riviste digitali ormai imprescindibili, in cui quotidianamente vengono presentati autori, già affermati o ancora sconosciuti, a un pubblico di lettori sempre più vasto (penso ad esempio alla messicana Círculo de poesía). Dunque internet può essere una vetrina preziosa e insostituibile soprattutto per chi ancora deve farsi conoscere. È vero anche che c’è molta spazzatura, ma io tendo a essere ottimista e confido nelle capacità del lettore nel trovare, in mezzo alla spazzatura, anche i gioielli nascosti tra le pagine virtuali. Come per i libri, alla fine è il lettore a dover selezionare e compiere le proprie scelte, in base ai propri gusti. In tal senso internet e i social media ampliano enormemente questa possibilità di scelta.

Foto di Giovanni Darconza
Il poeta Giovanni Darconza

Giovanni Darconza was born in San Gallo, Switzerland, in 1968. He is a poet, a storyteller, a translator and a professor of Literature at the Carlo Bo University of Urbino. He published the collection of poems “ Beyond the glass sheet” (2006 – winner of the “Jacques Prévert” 2006 competition), the novel “Searching for Nobody” (2007), the short-stories collection “The man in black and other wastes” (2009) and the children's tale “The word thief” (2013, Frontino Montefeltro Award 2014). For the publisher Raffaello Editore he translated an anthology of Latinamerican short poems (2015) and the anthology “Young Latinamerican poetry” (2015); he also translated Óscar Hahn poetry collections “Tutte le cose scivolano” (2015), “Scintilii in uno specchio rotto” (2016) and “La memoria degli specchi e altre poesie” (2016); by Antonio Cisneros he translated ”Il cavallo senza liberatore” (2015); by Mario Bojórquez “Divano di Mouraria” (2016); by Rafael Courtoisie “Umbría” (2016) and by Marco Antonio Campos “Dove andava il vento” (2016).

Foto di Giovanni Darconza

Sono ora disponibili un'intervista fatta a Marta Markoska ed un commento critico sulla sua poesia.

Con il nuovo anno è iniziato il conto alla rovescia che ci porterà ad Europa in Versi 2017: mancano 9 settimane al tanto anticipato Festival, che si terrà il 7 e l'8 aprile.

Nell'attesa vi aiuteremo a conoscere meglio i poeti ospiti dell'edizione 2017, presentandovene uno ogni settimana. Oggi la protagonista è Marta Markoska, poetessa macedone che intreccia nei suoi versi scienza e sentimento.

Lego rossi disordinati

Attingendo con rara intelligenza dalla scienza e dalla geometria, Marta Markoska è capace di mutuare termini apparentemente distanti dalla poesia in versi che, giocando su un calibrato controllo formale, bruciano di domande, dubbi, intuizioni. L'uomo come cosmo e il cosmo come legge in divenire, sembrano soggiacere ad una stessa logica in cui l'amore è anche caos e la caduta di un corpo fisico è anche il tremolìo di un'anima. Il grande è come il piccolo e l'alto è come il basso, visione quasi alchemica che cerca la misura e il senso delle nostre più nascoste emozioni sapendole legate al tutto. La poesia di Marta Markoska parla di noi e del misterioso avvicendarsi di leggi che da sempre governano le cose. Ma, poetessa consapevole, sa che alla fine di ogni regola: Il nostro trionfo è inevitabile/a causa della scoperta che/lo squilibrio è uno stato naturale/ e l’ordine è un effetto collaterale al caos. Entropia e storia personale, dunque, coincidono come due rette parallele che si toccano soltanto nell'infinito che è in noi.

commento critico di Wolfango Testoni

Person mid-jump- as if there was no gravity

Qual è la situazione della poesia nel Suo Paese?

Ogni generazione ha la sua poetica, il suo stile, il suo proprio lirismo. Questo perché diverse generazioni percepiscono la vita stessa in modo differente. Il mondo cambia, si riorganizza, e la poesia non è immune da questo processo. Nel mio paese c'è una grande varietà di poeti e poetiche tra le diverse generazioni e penso che ai giorni nostri la poesia sia più che mai rispettata tra i generi letterari. Forse i nuovi media ci permettono di essere super produttivi in quel campo, perché una poesia può essere scritta immediatamente, in un respiro, e condivisa all'istante, così che la poesia smette di essere marcata e determinata nazionalmente e diventa internazionale.

Pensa che la poesia sia uno strumento per avvicinare culture e religioni diverse?

Sì, certamente. La poesia può avvicinarsi a qualsiasi religione e legarsi ai suoi concetti; la poesia può anche superare qualsiasi differenza tra le persone, le loro culture, persino le loro individualità. Ho partecipato a numerosi incontri internazionali di poesia con poeti da tutto il mondo. Ci siamo comportati come se ci conoscessimo da una vita intera. Eravamo uniti nella poesia. È lo stesso con ogni forma d'arte, nel senso più ampio del termine. Per esempio, ho incontrato una poetessa greca che è diventata una mia grande amica. Questo dimostra come la poesia possa portare oltre i conflitti politici. I poeti sono ambasciatori del loro paese e ovunque vadano rappresentano il paese al suo meglio. L'arte è un linguaggio universale, proprio come il sorriso.

Il linguaggio oggi si è impoverito: la poesia può ridare valore alla parola?

Alcune parole sono inutili, concordo con questo. In un mondo di povertà e guerra, la gente non ha bisogno di parole ma di fatti. La poesia non può portare cibo sulle tavole di chi soffre ma può far sorridere qualcuno. E per questo vale la pena di scrivere. I poeti sono profeti. Possono vedere le cose prima di chiunque altro. Ho scritto il mio libro “Black Holes within Us” quasi tre anni prima che il mio matrimonio fallisse. È stato un libro che ha anticipato alcuni dei momenti più tristi e traumatici dei tre anni seguenti.
Non solo la poesia può restituire valore alla parola ma ha anche un ruolo ricostruttivo. Non solo costituisce la struttura del linguaggio, ma può creare interi nuovi mondi, interi Universi.

La poesia nel mondo dei giovani. Quale futuro?

Certo che la poesia ha un futuro. È nostro dovere tenerla in vita. È in questo modo che anche noi possiamo restare in vita. Una mutua ri-connessione. Stiamo facendo della reciprocità: noi viviamo attraverso la poesia, la poesia vive attraverso di noi. Tra le giovani generazioni è perfino più facile tenere viva la fiamma della poesia grazie ai nuovi media e ai social network. Tutti hanno abbastanza tempo per leggere una poesia, mentre questo non può essere detto per un libro. Nonostante la corsa quotidiana delle ore nella nostra vita, leggiamo poesia dai nostri telefoni; la leggiamo seduti in metropolitana, mentre aspettiamo in fila, mentre cuciniamo, mentre camminiamo, mentre siamo al gabinetto 🙂

La poesia sui social network: qualità o spazzatura?

È lo stesso con tutto: comprare vestiti cliccando sulla pubblicità sui social network, qualità o spazzatura? Dipende dal proprio gusto. Trovo queste situazioni simili, voi no? Tutto dipende dalla raffinatezza del nostro gusto personale. Siamo noi che dovremmo sapere cosa scegliere e cosa rifiutare. Ogni cosa ha il suo proprio valore. Il nostro dovere è trovare cos'è più adatto e più appropriato per noi. E credo fermamente che ogni poesia troverà il suo lettore. Questa affermazione può sembrare rendere relativi i concetti di versacci e poesia di qualità, ma nel tempo la qualità può essere rifinita e selezionata. La misura è il tempo, non una scelta umana.

The poet Marta Markoska
La poetessa marta Markoska

Inizia la rassegna stampa del Festival Europa in versi con il comunicato apparso su Leggeretutti.net.

Alla sua settima edizione, Europa in versi porterà a Como ben dodici poeti tra italiani e stranieri per confrontarsi sul tema "Poesia, scienza e tecnologia".

Mappa con spilli

 

Sono ora disponibili un'intervista fatta a Helen Soraghan Dwyer ed un commento critico sulla sua poesia.

Con il nuovo anno è iniziato il conto alla rovescia che ci porterà ad Europa in Versi 2017: mancano 10 settimane al tanto anticipato Festival, che si terrà il 7 e l'8 aprile.

Nell'attesa vi aiuteremo a conoscere meglio i poeti ospiti dell'edizione 2017, presentandovene uno ogni settimana. Oggi la protagonista è Helen Soraghan Dwyer, poetessa irlandese dalla malinconia struggente, capace di evocare un senso di intimità profonda nei sui versi.

Liliac flowers in a field

Helen Soraghan Dwyer, scrittrice e poetessa, è presidentessa dell’Unione degli scrittori irlandesi.
Nelle sue poesie selezionate per questa edizione di Europa in Versi a fare da trait-d-union è una drammatica e pervasiva idea di morte, di fine inesorabile, di non possibilità di ritorno. La morte non viene evocata, non assume contorni indistinti e nebulosi ma, al contrario, diviene protagonista dalle fattezze concrete e tangibili. La morte è bara e tomba, è il saluto che la madre non darà più al figlio, è il rossetto che non toccherà più le labbra che colorava.
Non ci sono divinità o filosofie extra-terrene a consolare il dolore straziante che la tremenda Donna Nera trascina con sé ma solo gesti umani che, nella loro consapevole impossibilità di ricostituire lo stato delle cose, tracciano l’unica linea di continuità ammessa tra il mondo di chi va e quello di chi resta.
Una poesia realistica, sofferta e sofferente che la Dwyer ha il grande merito di accompagnare, in ogni singolo verso, con una dignità spiccata e intensa, quella dignità che sopra e sotto la terra definisce e garantisce il senso autentico di umanità.

commento critico di Alessandra Corbetta

Fotografia di un bosco nella nebbia

Qual è la situazione della poesia nel Suo Paese?

In Irlanda la poesia sta vivendo uno dei suoi periodi migliori. Se si dice a qualcuno che si  compongono poesie, nessuno rimarrà sorpreso, perché molti lo fanno. Ci sono festival della poesia in tutta la nazione.
- " Poetry Ireland ": la più importante organizzazione che supporta la poesia e i poeti
-"Art Council" che supporta gli editori di poesie
- "Irish Writers' Centre" che tiene seminari di poeti, così come altre organizzazioni in molte altre città e paesi. Esistono molti centri residenziali, come ad esempio il "Tyrone Guthrie Centre " dove scrittori e poeti possono trascorrere del tempo sviluppando le loro capacità. Il Sindacato degli "Scrittori irlandesi" organizza a sua volta eventi poetici e fornisce anche suggerimenti utili per poeti e scrittori riguardo a contratti editoriali ed eventuali dispute che si possono verificare tra gli editori stessi. La cultura irlandese aiuta i poeti e gli altri scrittori contribuendo alle spese dei viaggi qualora partecipassero a festival all'estero.

Pensa che la poesia sia uno strumento per avvicinare culture e religioni diverse?

Attraverso la poesia esprimiamo i nostri pensieri e le nostre sensazioni. È la via più sicura per conoscere noi stessi e per far si che gli altri ci conoscano. Come può conoscerci qualcuno se non sa che cosa pensiamo o quali sensazioni proviamo? Nella poesia si manifesta la nostra onestà. Quindi, chi ci ascolta o legge le nostre poesie, sente che esprimiamo sentimenti veri e pensieri sinceri. Non si può ingannare l'onestà. Ci si può comprendere, conoscere, e capire che non siamo così diversi gli uni dagli altri. Tutti noi infatti nutriamo speranze e sogni, tutti noi soffriamo a causa di alcune perdite e proviamo a reagire, a rialzarci. Ciò accade in ogni cultura, in ciascuna religione del mondo. Quando ci rendiamo conto di quanto condividiamo, possiamo capire che sussistono più somiglianze che differenze; questa consapevolezza può costruire un ponte tra due culture qualsiasi, non importa quante diversità ci possano essere.

Il linguaggio oggi si è impoverito: la poesia può ridare valore alla parola?

Bella domanda..aspettarsi che la poesia renda valore alle parole è davvero chiedere molto..ad ogni modo, penso che senza la poesia il linguaggio sarebbe ulteriormente sottovalutato. Basti pensare ai giovani che oggi crescono in un mondo caratterizzato dal gergo degli sms. Dove scoveremmo frasi belle, parole evocative, espressioni sincere, se non nella poesia?

La poesia nel mondo dei giovani. Quale futuro?

Certo. Ho intervistato molti giovani poeti in occasione del programma "Rhyme and Reason " (Rima e Ragione) sulla frequenza radiofonica  "Doublin South FM". Ebbene, sono affascinati dal loro lavoro e impazienti di condividere i risultati ottenuti con il mondo intero. Ritengo che il futuro della poesia sia al sicuro nelle loro mani.

La poesia sui social network: qualità o spazzatura?

Entrambe, penso. Dal momento che non riesco a trovare nessuna definizione univoca di poesia, penso che qualsiasi raggruppamento di parole possa essere definito "poesia". Aggiungo inoltre che alcune poesie sui social network non sono altro che un raggruppamento di parole. Ma se scriverle ha soddisfatto il poeta e ascoltarle o leggerle soddisfa gli altri..allora che male c'è?
Ci saranno variazioni nella qualità delle poesie, e noi saremo sempre capaci di trovare poesie buone. Allora, lasciamo che tutti apprezzino il proprio gusto in fatto di poesie!

Si dice spesso che gli irlandesi nutrano un profondo senso di malinconia - un luogo comune più o meno condivisibile. Ad ogni modo le Sue poesie trasmettono un impressionante senso di perdita. Pensa che la Sua storia personale abbia in qualche modo influito su questa particolare sensibilità o si è sempre trattato di una prospettiva privilegiata per Lei?

A dire il vero, non sono completamente d'accordo sul fatto che gli irlandesi abbiano un profondo senso di malinconia. Conosco molte persone che hanno scelto di vivere in Irlanda perché ci considerano cordiali, amichevoli e felici. Mi dicono che gli irlandesi sorridono molto di più delle persone dei loro paesi d'origine.
Penso che potremmo esserci guadagnati la fama di essere malinconici, perché esprimiamo la nostra tristezza nelle canzoni e nelle poesie. Ciò non significa, comunque, che siamo più tristi di qualsiasi altra etnia. Credo che le altre etnie vadano avanti come se nulla fosse quando sono colpite da una perdita. Forse perché ritengono che ignorare la sofferenza emotiva sia un segno di forza.
In Irlanda invece probabilmente scriveremmo canzoni o poesie in un momento di sofferenza.
Quando siamo contenti non sentiamo infatti tanto la necessità di comporre. Cogliamo semplicemente l'attimo!

Si, molti miei poemi si ispirano alla perdita. La critica ha accusato le mie poesie di addirittura oltrepassare questo senso di vuoto. Di sicuro hanno aiutato me, la sottoscritta a superare questa sensazione.
Che cosa si può fare nel caso di una perdita? Beh, si può piangere, deprimersi, perdere la speranza, oppure scrivere e superare il dolore. Non è una soluzione immediata. Le poesie non arriveranno finché non si avrà proseguito almeno un po' nel viaggio di rielaborazione del dolore. Le poesie giungeranno solo in un secondo momento e aiuteranno a concludere il viaggio.

Non penso che la mia esperienza personale abbia contribuito a sensibilizzare il senso di perdita.
Penso di aver sempre avuto quel tipo di sensibilità, ma mi comunque ritengo fortunata, perché ho sempre trovato un modo per affrontare la sofferenza, scrivendo poesie, appunto.

 

traduzione in italiano a cura degli studenti dell'ENAIP di Como

La poetessa Helen Soraghan Dwyer
La poetessa Helen Soraghan Dwyer

La poetessa Helen Soraghan Dwyer
The poet Helen Soraghan Dwyer

Helen Soraghan Dwyer is the current chairperson of the Irish Writers’ Union. She produces and presents a weekly arts program, Rhyme & Reason on Dublin South FM community radio station. Helen’s first collection of poems, Still-Faire, in English and Irish was published by Lapwing, Belfast, in 2010. Her second collection of poems, Beyond, also published by Lapwing, was launched in the Irish Writers’ Centre, Dublin, in 2011. Helen’s third collection of poems, in Irish, English and Romanian, published by Ratio et Revelatio, was launched in Timisoara, Romania in 2014. Helen has just completed a novel, Secrets, a coming-of-age story set in Dublin, Paris, Italy and New England.