Qual è la situazione della poesia nel Suo Paese?
C'è sempre stato un modo di esprimersi che si è trasmesso di generazione in generazione: in un certo senso il popolo rumeno è nato poeta.
Infatti la Romania ha contribuito a dare alla poesia mondiale nomi di valore, come Nichita Stanescu, Stefan Augustin Doinas, Gellu Naum, Mircea Ivanescu, Ion Stratan, Marin Sorescu, Adrian Paunescu, ma oggigiorno il panorama della poesia è cambiato.
Oggi, in piena globalizzazione, molto di più che in passato abbiamo bisogno della poesia e di un rinnovato “umanesimo” per salvare il nostro pianeta.
La poesia mantiene viva la memoria e i poeti hanno una grande responsabilità. Attraverso la parola, il poeta organizza il caos. Innamorato del silenzio, non ha un altra via per vincere che le parole. È stato detto più volte, in epoca moderna, che la parola mina tutti i significati del linguaggio. Tra i primi a esprimere questa idea fu Mallarmé e poi il movimento Dada che riteneva che la distruzione del linguaggio portasse al trionfo della poesia, mentre i surrealisti hanno sostenuto la supremazia del linguaggio a scapito dei poeti.
Pensa che la poesia sia uno strumento per avvicinare culture e religioni diverse?
Si, sono convinto che la poesia continui a essere un modo speciale per avvicinare i popoli, erigendo ponti e aprendo passaggi tra culture diverse, perché la poesia, attraverso la parola, dà senso alla vita, aiuta fin dalla nascita a entrare nella dimensione del tempo. Parafrasando un affermazione di Zohar, nello stesso tempo in cui sono apparse le parole, sono apparsi i fiori.
Credo che nel mondo odierno povertà, indifferenza, conflitti e tensioni hanno reso più fragile la poesia. In queste circostanze, la parola gioca un ruolo fondamentale nella conservazione di emozione e bellezza, essendo la sorgente cosmica, seme e radice della bellezza nel mondo .
Inoltre, oggi, la parola deve resistere all’ignoranza e al cattivo gusto.
La poesia nel mondo dei giovani. Quale futuro?
Poesia nel mondo dei giovani? Che poesia? Quella del piacere, del consumo delle sensazioni effimere e della vita frivola? È un peccato, ma i giovani hanno perso l'interesse per la poesia e la cultura, forse non sapendo che vivere nella cultura e per la cultura significa acquistare delle idee e approfondire la conoscenza della realtà, per sentirsi liberi.
Gli uomini hanno bisogno d'un altro ritmo, profondo, quello del cuore e del cosmo.
Per fortuna, la poesia avrà per sempre il suo avvenire assicurato.
La poesia sui social network: qualità o spazzatura?
Esiste, naturalmente, un’equazione non conosciuta fino ieri: poesia e magia di Internet.
Viviamo in un’epoca senza apparenti frontiere, ma con barriere invisibili nell'anima, muri di solitudine che ci separano gli uni dagli altri. "Non esiste che un posto che si apre verso il nulla", diceva M.Sperber. Potrebbe essere il nulla di Internet, che ci dà illusioni di solidarietà, di amicizia, dell'accesso a qualsiasi informazione.
Nell'era delle comunicazioni oggi, sopratutto sul piano artistico, si avverte più intensamente una “malinconica debolezza”: dai blog, YouTube, Facebook, si inviano istantaneamente delle foto, notizie, poesie, ma senza preoccupazione per lo stile e spesso per il contenuto di ciò che si scrive.
In questo nuovo oceano della comunicazione digitale, l'attività poetica è diventata un pretesto, un suicidio programmato.
Octavio Paz diceva "capire una poesia significa prima di tutto ascoltarla, perché le parole entrano nelle orecchie, appaiono agli occhi, spariscono nella contemplazione. Qualsiasi lettura d'una poesia invita a provocare silenzio. Leggere una poesia significa ascoltare con gli occhi, ascoltarla significa vederla con le orecchie". Una poesia può provocare un’emozione ma non certo attraverso Internet, dove spesso si usa un linguaggio specifico, con abbreviazioni, con segni grafici bizzarri. Nel mondo di Internet la poesia ha perso la sua voce interiore, diventando un testo monotono che non provoca emozioni.
Nell’era dell’informatica, la nuova comunicazione ci obbliga a nuotare in queste acque vendicative e fredde, tenendo tra i denti una poesia che non sarà mai scritta.