Qual è la situazione della poesia nel Suo Paese?
Poiché mi muovo tra due paesi, Canada e Messico, comincerò a rispondere riguardo al mio paese natale, ovvero il Canada francese. La tradizione letteraria lì è piuttosto nuova, e il Ventesimo secolo ha visto un aumento di tentativi poetici basati sulla situazione del francese come lingua in qualche modo minacciata in Nord America e sul bisogno di separarsi dalla Francia, che ha invece una lunga tradizione letteraria. Lì i poeti più importanti risalgono, a malapena, all'ultimo secolo. Qualche decennio fa la poesia ha beneficiato di sussidi statali volti a creare una letteratura nazionale e degli editori canadesi, attraverso sovvenzioni per la traduzione ad aiuti finanziari dati agli editori.
In Messico la tradizione letteraria è molto più antica, ma escluse sostanziali sovvenzioni governative per gli scrittori (sia a livello statale che nazionale),chi vuole pubblicare riceve poco aiuto. Ci sono, nonostante questa mancanza di supporto, molti editori di poesia e, alla fine, un buon libro troverà un editore. Gli scrittori in Messico godono probabilmente dei migliori programmi di sostegno di tutta l'America Latina. Ci sono moltissimi premi di poesia e per la pubblicazione ogni anno, e questo costituisce un incentivo economico e professionale per i poeti. Tuttavia il pubblico dei lettori è molto limitato, poiché i livelli di alfabetizzazione, a livello nazionale, sono piuttosto bassi, e l'analfabetismo funzionale ha punteggi molto più alti che in Europa o in Nord America.
In entrambi i casi, la poesia continua ad essere un'attività marginale, come nella maggior parte dei paesi del mondo.
Pensa che la poesia sia uno strumento per avvicinare culture e religioni diverse?
Sì, lo è, ma a livello delle singole persone, perché le poesie mostrano che la condizione umana è simile attraverso lo spazio ed il tempo. I festival di poesia internazionali hanno essenzialmente la virtù di riunire persone diverse. Tuttavia, questo effetto di comunione agisce solo a livello individuale, perché affinché qualcosa abbia un impatto sociale significativo, questo deve essere consumato in massa, caso che non è mai stato e mai sarà quello della poesia. La poesia è quindi incapace di influenzare la politica o di dare forma a politiche che mirino ad aumentare la comprensione comune; né ha il potere di prevenire la discriminazione, ma serve, parlando in generale, come uno specchio culturale.
Il linguaggio oggi si è impoverito: la poesia può ridare valore alla parola?
La poesia ha sempre riguardato la restituzione di valore alle parole. Tra tutti i generi letterari, la poesia è quello in cui l'autore è più acutamente consapevole dell'estrema precisione e della portata delle parole. Tuttavia, l'impoverimento del linguaggio non può esserne intaccato poiché ha a che fare con la cultura di massa e i mezzi di comunicazione istantanei. Allo stesso modo, la poesia potrebbe avere un effetto sulle politiche linguistiche o sugli usi del linguaggio solo se la maggioranza delle persone la leggesse e vi fosse familiare. Il linguaggio della poesia è straordinario, semanticamente parlando. Poiché si distanzia dalla comunicazione di tutti i giorni – nessuno chiede un litro di latte in versi e metaforicamente- non può cambiarla.
La poesia nel mondo dei giovani. Quale futuro?
Credo che la poesia non abbia né più né meno futuro di quello che ha sempre avuto, indipendentemente dall'età. L'evoluzione digitale e sociale o la crisi economica non la uccideranno, ma le loro possibilità non vanno oltre il rinvigorirla. Il futuro della poesia è assicurato, a prescindere dai gruppi d'età, dal fatto che è una forma d'espressione unica e che risponde ad un bisogno innato di spingere il linguaggio fino al suo limite estremo, un bisogno che si trova ovunque. Tuttavia, è vero che persone più giovani tendono ad avvicinarsi alla poesia, più che ad altre forme d'arte, con grande decisione, perché la poesia permette loro di esprimere cose che non sarebbero in grado di esprimere altrimenti.
La poesia sui social network: qualità o spazzatura?
Questa è una domanda enorme. È difficile misurare l'impatto dei social network in generale perché la loro novità e l'uso massiccio che ne viene fatto sono un fenomeno senza precedenti storici. Non è nulla di meno che una rivoluzione. C'era da aspettarsi che i social network sarebbero diventati un mezzo privilegiato per pubblicare o mettere in mostra le proprie produzioni: sono gratuiti e disponibili a tutti, non importa quanto poco esperti o talentuosi. Direi che i social media fanno da piedistallo sia alla spazzatura che alla qualità, a seconda del dove e del chi. Sono un modo fantastico per disseminare le poesie dei grandi poeti – ho degli amici su Facebook che pubblicano regolarmente poesia scritta da poeti celebri, da diversi luoghi – ma la moltiplicazione dei network e dei gruppi letterari ha permesso che qualsiasi cosa venga postata, visto che solitamente non c'è alcun criterio di selezione. Non si ha che da provare e si troverà il meglio e il peggio.
Lei è praticamente bilingue e scrive le Sue poesie sia in francese che in spagnolo. In cosa è diverso usare una lingua piuttosto che l'altra?
Questa transustanziazione del linguaggio è un fenomeno piuttosto complesso e c'è sempre un elemento di dissociazione correlato a questa doppia appartenenza. Lo definirei perfino misterioso. Per esempio, io sogno in spagnolo a meno che il mio sogno abbia a che fare con la mia famiglia d'origine, i cui membri possono comunicare con me solo in francese. Benché non sia la regola, molti scrittori scrivono in una lingua diversa dalla loro lingua madre. Tra i grandi maestri, penso a Samuel Beckett, Emil Cioran, Nancy Huston o Nabokov, per fare qualche esempio. Sono cresciuta in francese, ma sono stata istruita, letterariamente, in spagnolo, che è stata la mia lingua di adozione per gli ultimi 35 anni e che è la lingua in cui conduco la mia vita quotidiana. Ma sopratutto, è diventata la mia principale lingua di lettura; il leggere nutre lo scrivere, non è necessario dirlo, quindi questo versarsi dentro di una lingua che non è la mia dalla nascita è piuttosto naturale in me. Mi sento a mio agio con entrambe le lingue. La lingua che scelgo per un dato progetto ha molto a che fare con ciò che sto leggendo nel momento in cui lo inizio, e con a chi sto scrivendo, se il libro ha un destinatario (cosa che non succede sempre). Lo spagnolo ha teso a dominare tuttavia, perché è molto più semplice per me pubblicare un libro in spagnolo che in francese, per ragioni geografiche, e perché la mia vita professionale e creativa si è andata realizzando quasi esclusivamente in spagnolo. Tendo, tuttavia, a riscrivere tutto quello che produco nell'altra lingua. Suppongo che sia perché entrambe le lingue agiscono in me come gemelli, non come contendenti, come fiumi che confluiscono piuttosto che come rette parallele. Avere diverse lingue mi ha reso più ricca e ha ampliato la portata delle mie capacità espressive, ma non direi che la mia esperienza cambi a seconda di quella che uso, perché le due sono diventate inscindibili nella mia mente.