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EIV 2023 | Poesie di Deborah Zingariello

Deborah Zingariello - Italia

Stupisce nella poesia di Deborah Zingariello l'associazione fra la fastosità barocca e a tratti arcaizzante del dettato poetico e l'insistenza espressiva del tema erotico. Ma la foresta di immagini e metafore padroneggiate con indubbia perizia si mostra come un grande artificio volto a raccontare l'ineffabile di un rapporto amoroso totalizzante. Esso si rivolge a un oggetto senza volto.

Lo spirituale, se evocabile, è chiamato a farsi verbo attraverso la carne e non viceversa. Il verbo, dunque, è la chiave che unisce gli opposti. Il detto dà sostanza al fatto e lo sublima. È la reinvenzione che accende il fuoco. É teatro con le sue molte maschere. L'insistenza sui castelli di carta delle parole che si impilano in figure sempre più ardite lasciano una sensazione di vertigine cui seguirebbe una caduta rovinosa, senza la rete di una sintassi controllatissima. E quando la felicità poetica si dichiara resta disarmata come la rimanenza di un attimo, un dolce sospiro, scrittura di amplessi ricordati o solo sognati.

NARCISA

“Compiaccia pure

questi perlacei orpelli

li accarezzi con grazia,

ingenuo il piano ai solfeggi,

li umili, li calpesti,

e mi umili, mi calpesti

e sì vessati in erotica esasperazione

(a)i riflessi

sedotti e saputi anch’essi

meri artifici,

frivoli, alla maschera costretti;

 

Fiera soavità felina la maschera

quale Narcisa incombenza!

Indossata con l’irosa opulenza

sicché da creato ad opale assenza.

 

Ovattato è ormai l’orgoglio,

circoscritto nella docilità dei miei seni.

Il suo sguardo pare in naufragante rigoglio;

narcisa, concessa, scomposta io

a lei sì piacente alla virile intesa coi tessuti,

schiavo e padrone

delle loquaci seduzioni dei fianchi

e del marchio scarlatto di femmina.

 

Narcisa in afrodisiaca tentazione

nella canzonata ridondanza degli ori su carne

nell’invadenza assai superba delle fragranze

per risuonar l’episteme del mio gener’ stante.

Narcisa lei mi vuole

narcisa ormai mi avrà;

obliata la lode

sepolta la turba

disincantata è la sorte

anche l’amor si masturba.”


GESTO FEBBRILE

“Gesto febbrile è l'orgasmo

se quando mi travolge vincente

penso alla chiasmica armonia,

incompiuta Bellezza

delle tue labbra, poggiate

lievemente, sulla mia vulva.

Mi inarco e mi apro

le ciglia si ricongiungono

all'umida mania di sapermi tua,

le labbra mie si fanno anime

si schiudono all'uscio della notte

tremanti ed innamorate,

in abbandonata regalità

alla supposizione di un Amore con te.

Ti aspetto in tutte le Nostre agognate disillusioni,

ti cerco in ogni lascito del silenzio,

nella solennità concessa della Luna

crescente e sí tanto ingenua la speme

ritmica Acquamarina

s'irruenta ostinata come onde,

indomabili lucciole, felici deliri;

Ti voglio atto ai miei fianchi

sete li corpi nostri all'amplesso,

sete dannata, fiati pronti al piccolo salto

e come disse

ci beviamo, bocca a bocca

imbevuti d'Amore e farsa,

sì tanto ricercata, eternità.”


FUOCO

“Penna mia, sei come il Limo.

 

Fecondi sensi e scompensi

avvampi gastrica rassegna.

E l’euforia (si) fa tutta steppa.

 

Ah, la sintassi della fiamma!

Ti tortura, ti giustifica

ti asseconda, ti mortifica

t’appaga nell’ermo destino

ma ti punisce per lavica negligenza.

 

Esiliata, coi miei combustibili inchiostri

azzardo l’uscio dell’acero,

cotonato di maniere,

intonacato per decoro

 

e subisco supplizio assai pungente,

ove indubbia è la sua falce.

Annego nella parola e nella sinapsi;

e lo sconforto (si) fa tutto luce.

 

Fuoco mio, sei trionfo e massacro.”


POETRY HAPPINESS

It brightens up the unfinished melody

Of assumptions and regrets

Poetry of the moment, of the soul.

Flap of fascinating rebirth.

 

It wanders, in the albino chiasms

and confused heavens, in the poets

to probe, that mantle

of paper is still ready to begin.

 

The evening seems clear

nefarious and dreadful;

now, it always subtends to the light.

 

It inebriates borders, disarms the scythe

slave of reason;

sweet sigh which abides in You.